Emozioni per l’equilibrio di corpo e mente

Costantemente proviamo diverse emozioni, alcune semplici altre estremamente complesse,  ma sapremmo dire cos’è un’emozione, di cosa si tratta?

Proviamo a fare un viaggio in questo mondo, esplorando più da vicino queste sconosciute che ci accomunano per tutta la giornata e nella nostra vita.

L’emozione è un processo complesso che consiste in una serie di sensazioni e modificazioni che avvengono nel nostro corpo sia a livello fisiologico (come alterazioni respiratorie e cardiache), sia di pensieri (ad esempio: “… che paura… ” o “… non c’è speranza…”, “Che rabbia”), sia reazioni comportamentali (come il fuggire o gridare o alterazioni della mimica facciale, che tutti noi utilizziamo in risposta a un evento).

In tanti hanno studiato le emozioni cercando di definirle e categorizzarle, ma io vorrei porre l’accento sul lavoro messo a punto da Ekman. Questo psicologo americano descrive la sua esperienza in un villaggio della Papua Nuova Guinea per studiare gli abitanti del posto e verificare se fosse possibile riscontrare anche tra loro le stesse emozioni provate da altri popoli.

Fu proprio seguendo questa Tribù che Ekman poté notare come le espressioni di base fossero universali perché riscontrabili in popolazioni diverse, anche in quella dei Fore, in Papua Guinea, che è isolata dal resto del mondo.

Dal suo lavoro è nata una lista di emozioni di base che qui vi propongo:

  1. rabbia
  2. paura
  3. tristezza
  4. gioia
  5. disgusto

Queste sono emozioni innate e sono riscontrabili in qualsiasi popolazione, per questo sono definite primarie ovvero universali.

L’espressione delle emozioni avviene tramite l’attivazione di una serie di muscoli (di tutto il corpo), negli animali così come nell’uomo, alcuni dei quali involontari, per cui non ci è possibile controllare tutte le nostre espressioni sia corporee che facciali, ma solamente alcune. Anche volendo, non siamo in grado di nascondere tutti i segnali relativi ad un determinata emozione e questo è il motivo per cui non siamo in grado di mentire perfettamente.

Che ci piaccia o meno, la nostra vita è un “continuum” di emozioni di intensità molto variabili: dalle più leggere e impalpabili, quasi impercettibili, a quelle più forti, intense, quasi “corpose” e questa è una buona ragione per imparare a conoscerle, riconoscerle e gestirle. E’ proprio così che consentiamo a noi stessi di avere a disposizione tutte quelle risorse che ci appartengono, comprese quelle che ci fanno andare in black-out.

A proposito di ciò, parliamo oggi della RABBIA.  A chi non capita di perdere la testa a causa della rabbia? Arrabbiarsi è una esperienza comune: a lavoro, in famiglia, a casa, in macchina.

Spesso sotto l’effetto della rabbia possiamo dire o fare cose offensive, a volte pericolose e rischiamo di perdere l’autocontrollo.

Eppure la rabbia è un’emozione primaria e se oggi continuiamo a esibirla è perchè, come tutte le emozioni, ha una  funzione adattiva. La funzione adattiva della rabbia risiede nell’istinto di sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova e nel rispondere a un’ingiustizia, un torto subito o percepito, alla percezione della violazione dei propri diritti.

La rabbia è uno stato emotivo, mentre l’aggressione si riferisce al comportamento messo in atto. L’aggressività coincide con l’attacco fisico e verbale, mentre la rabbia con il forte sentimento di malessere rappresenta la faccia soggettiva dell’aggressività.

Ai nostri antenati era utile a difendersi da eventuali attacchi provenienti dall’ambiente. Noi oggi continuiamo ad arrabbiarci di fronte ad alcune minacce pur non vivendo più in una foresta. La rabbia diviene disfunzionale per la persona se la sua manifestazione ne compromette le relazioni sociali o la spinge a compiere azioni dannose verso sé, gli altri, oppure verso cose. Lo stato emotivo e la relativa sofferenza sono determinati dal significato che la persona attribuisce agli eventi, infatti,  la persona prova rabbia nel momento in cui percepisce e dunque interpreta un determinato evento come un torto subito o una violazione dei suoi diritti.

Esiste, inoltre, la “ruminazione rabbiosa”, cioè la tendenza a ripercorrere di continuo gli eventi che hanno generato rabbia, risulta particolarmente negativa per la mente, e aumenta l’intensità della rabbia provata.

Con chi si manifesta la rabbia?

I destinatari della nostra rabbia possono essere tre:

  • L’oggetto che provoca il danno ingiusto;
  • Un oggetto diverso da quello che provoca il torto;
  • Se stessi

Cosa possiamo fare quando ci sentiamo di esserne sopraffatti?

La rabbia è un’emozione guidata dall’istinto che emerge in modo piuttosto immediato. Per fortuna la mindfulness ci viene in aiuto.

Quando siamo noi a gestire le nostre emozioni – e non viceversa – allora siamo in grado di scegliere consapevolmente quali azioni agire. Nell’altro caso, quando cioè siamo pilotati dalle nostre emozioni, trascorriamo la vita – consapevoli o meno – occupati a tempo pieno a re-agire a tutto e a tutti, senza potere scegliere consapevolmente nulla.

La pratica della mindfulness ci aiuta a non andare in reazione, a non reagire con il pilota automatico diventando consapevoli di ciò che sentiamo e dei nostri modi di reagire.

Ecco alcuni spunti per provare a ridurre l’intensità della rabbia e a gestirla:

  • Impariamo a riconoscere i segnali premonitori della rabbia sia a livello somatico che cognitivo. Quando ci arrabbiamo il corpo lancia segnali specifici: tensione, battito cardiaco accelerato, pugni chiusi e denti digrignati, oltre a sentire un senso di ingiustizia e voler reagire. Conoscere questi indizi permette di “prepararsi”.
  • Proviamo a cambiare prospettiva. Invece di andare subito all’attacco di chi ci ha fatto arrabbiare, potremmo chiedere quali siano state le motivazioni dell’altro. Magari non era sua intenzione farci arrabbiare.
  • Un esercizio Mindfulness. Stringi le mani con rabbia mentre ricordi come quella situazione ti ha fatto sentire. Tienile strette per qualche istante fino a quando non riesci davvero a percepire la rabbia. Quindi, libera la presa, rilassa le dita e apri completamente i palmi delle mani come se stessi rilasciando la rabbia e la tensione. Senti che stai vivendo la situazione, senza reprimerla e senza farti sopraffare.

Testi consigliati:

Ekman, P. (2008). Te lo leggo in faccia. Riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste. Editore Amrita

Kabat – Zinn Vivere momento per momento Ed. Tea, Feltrinelli

Thích Nhất Hạnh  Spegni il fuoco della rabbia Ed. Mondadori

Condividi su:

Potrebbero interessarti anche