Oggi vorrei parlare dell’insoddisfazione, che è una delle emozioni più difficili da gestire e più diffuse, in particolare in questo momento.
In questo periodo storico – caratterizzato da tanti cambiamenti, impedimenti, sofferenze, perdite- è facile sentirsi insoddisfatti e talvolta l’insoddisfazione, ripetuta e alimentata, sfocia in un senso di vittimismo diffuso.
Ci sentiamo vittime delle circostanze (storiche, economiche, relazionali), vittime della pandemia e del conseguente lockdown, della perdita del lavoro, dell’impossibilità di frequentare i nostri affetti, della reclusione forzata in casa, delle tante ore di lavoro davanti a uno schermo, della convivenza in spazi angusti.
A volte l’insoddisfazione è più generale, riguarda la nostra vita nel suo complesso. Ci sentiamo vittime della nostra storia personale, dei genitori imperfetti che abbiamo avuto, del capo dispotico che non ci lascia esprimere, del marito assente che ci fa sentire sole, della moglie distratta che ci fa sentire trascurati, dei figli ingrati, dell’insegnante ingiusto, dell’amico egoista, e la lista potrebbe continuare.
Quando ci sentiamo vittime, siamo assorbiti da alcuni pensieri ripetitivi e rigidi, come un disco rotto dentro la nostra mente:
“nessuno mi capisce”
“nessuno mi aiuta”
“nessuno ha tempo per me”
“tutti ce l’hanno con me”
“capitano tutte a me”
“gli altri se ne fregano”
“io do troppo e non ricevo nulla in cambio”
“sono proprio sfortunato”
“li trovo tutti io”
Ci sentiamo oppressi, perseguitati, ignorati, danneggiati da persone o dalle situazioni.
Sentirsi vittime consuma energie e riduce il nostro senso di felicità.
La nostra mente ci racconta delle storie ma la Mindfulness ci aiuta ad accorgercene e dargli meno peso. Attraverso la pratica impariamo a riconoscere i nostri pensieri – e quindi anche i nostri dischi rotti – e a interromperli, lasciando andare il pensiero, non trattenendolo, considerandolo solo un fenomeno psichico transitorio e non la realtà.
Non solo, la Mindfulness ci aiuta a ritrovare piena soddisfazione nella nostra vita alimentando il desiderio di felicità, che non è più un miraggio ma una possibilità concreta, che può essere coltivata intenzionalmente ogni giorno.
Tutti noi desideriamo la felicità, siamo dei piccoli cercatori d’oro, ci immergiamo nella corrente e setacciamo il fiume della vita alla ricerca di qualcosa in cui trovare la felicità.
Erica Poli dice che ci sono 3 tipi di felicità:
- felicità competitiva, che dipende dal risultato, dipende da quello che hai, dai risultati che raggiungi, dipende dal giudizio
- felicità condizionata, il risultato non ti interessa, ti interessa essere amato, piacere, è condizionata all’amore e all’apprezzamento degli altri, è dipendente dagli aspetti emotivi e affettivi
- felicità incondizionata, sei felice perché ci sei, perché esisti, qui e ora, con tutte le tue mille sfaccettature, voci, colori, tutto ciò che accade, bello o brutto che sia, può diventare una opportunità per sperimentarsi, crescere, trasformarsi, evolvere, sei connesso a te e agli altri, in modo naturale
Come si allena questa felicità incondizionata? Prendendo contatto con i desideri, quelli più profondi, quelli che stanno sotto lo strato dei desideri competitivi e condizionati che tanto spesso occupano la nostra mente.
Dentro ogni persona abitano dei desideri
Il termine latino de-siderio significa letteralmente “mancanza di stelle”, ovvero “avvertire la mancanza delle stelle”, la distanza, la lontananza di qualcosa a cui aspirare e che ci ispiri. Quando desideriamo andiamo alla ricerca delle stelle.
Io cosa desidero?
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