Vi capita mai di essere arrabbiati e non riuscire a esprimere quello che provate? Di sentirvi intrappolati dalla vostra rabbia?
C’è una voce che vi dice “non arrabbiarti, non serve a niente”.
Un’altra che suggerisce “distràiti, pensa ad altro”.
Una che rivendica “hai diritto di arrabbiarti anche tu”.
Una che non dice nulla e inizia a piangere.
Una che critica “ma che piangi a fare?”
Una che manda giù il rospo e crea un nodo in gola.
Una che prova ad urlare, ma il nodo ha già bloccato la voce.
Si resta spesso fermi, inermi e la rabbia continua a circolare sottopelle.
Noi ci illudiamo che sia passata ma è sempre lì, pronta a presentarci il conto.
E se non le diamo ascolto inizia a farsi sentire in modo più accentuato.
A volte si trasforma in una “irritazione” cutanea, a volte in un colon “irritato”, a volte ci blocca lo stomaco perché non riusciamo proprio a “digerirlo” quel rospo, a volte ci irrigidisce la mandibola, perché vorremmo proprio “mordere”, e così si blocca la cervicale che è collegata alla nostra masticazione, ecc. ecc.
La cosa peggiore è quando siamo completamente ignari di essere arrabbiati, siamo così impauriti da questa emozione che la rimuoviamo, la nascondiamo anche a noi stessi, bloccando una energia potente dentro di noi e ritorcendola contro noi stessi, sacrificando la nostra autenticità e libertà di essere.
Le ragioni possono essere tante: nessuno ci ha insegnato un modo sano per esprimere la rabbia, siamo cresciuti con genitori violenti o remissivi, ci siamo spaventati di quelle volte in cui abbiamo perso il controllo, perché sì, a forza di trattenere, trattenere, la rabbia poi esplode!
Da quando pratico la Mindfulness ho imparato a dare accoglienza anche alla rabbia.
A chi mi chiede “tu che pratichi la Mindfulness, non ti arrabbi mai?”, rispondo “da quando pratico mi arrabbio di più e ne sono felice”. In realtà mi arrabbio come prima, ma quello che è cambiato è:
- la consapevolezza di quando la rabbia arriva: me ne accorgo subito, colgo i primi segnali nel corpo, riconosco nella mente le voci che mi intrappolano nel solito copione, quei pensieri ricorrenti che portano agli stessi fallimentari comportamenti automatici
- l’apertura e accoglienza verso questa emozione difficile: sì sono arrabbiata e va bene così, non “devo” essere diversa a tutti i costi, posso sentire ed esprimere la mia rabbia in modo onesto sia a me stessa che ai miei interlocutori
- la fiducia che si tratta solo di un’onda emotiva transitoria: passerà, non mi travolgerà completamente e non mi farà fare cose fuori dalla mia intenzione, dal mio centro
- la capacità di auto-regolare la mia risposta comportamentale: ho imparato a inserire una pausa di respiro, tra l’impulso e l’azione, accorgendomi di come questo breve intervallo vuoto, di connessione al corpo, possa abbassare il livello generale di allerta nel mio cervello e farmi scegliere modalità più assertive, meno aggressive e meno passive, per esprimere quello che sento
- il non giudizio e la compassione verso di me e verso ciò che suscita la mia rabbia: posso perdonarmi per i pensieri peggiori, posso provare tenerezza per la parte di me ferita, posso connettermi all’umana sofferenza dei miei interlocutori e non sentirli così “nemici”
Ti interessa il tema della rabbia o di altre emozioni difficili? Ho creato una collana di video che le tratta una ad una, le trovi tutte qui.
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A presto!