Da una lavatrice alla gratitudine, qualche osservazione sulla nostra mente.
Qualche tempo fa ad un’amica consegnarono e montarono una nuova lavatrice. “Che bello finalmente è arrivata e funziona!” disse.
Queste parole piene di entusiasmo mi stupirono: era ovvio che funzionasse, era nuova!
Ricordo di aver pensato “Ci mancherebbe altro!”, e quel “Ci mancherebbe altro” esprimeva l’aspettativa, condita da un leggero disappunto, che tutto dovesse andar bene.
L’aspettativa, in questo caso, era sensata ma a partire da questo esempio, che sembra un po’ estremo, possiamo accorgerci di un automatismo della nostra mente.
Spesso, infatti, applichiamo lo stesso schema a ciò che capita durante le nostre giornate dando per scontato che le cose vadano come previsto.
Ma la vita non è prevedibile come una lavatrice nuova e può prendere pieghe diverse. Quando questo accade la nostra mente, a volte per delle sciocchezze, si stupisce allo stesso modo e il leggero disappunto può trasformarsi in fastidio o in rabbia:
- “Uno schifo di giornata!”
- “Oggi non ne è andata dritta una!”
- “Questa non è vita”
Il risultato di questo automatismo è che riserviamo parole simili non ad un evento particolarmente grave ma anche ad una semplice difficoltà che ha intralciato i nostri programmi.
Usiamo parole che lasciano una scia di amarezza e nutrono pensieri negativi che ci avvolgono come un mantello pesante. Restiamo ancorati a quell’esperienza negativa e ci ritroviamo in compagnia di un cattivo umore che condiziona l’andamento della giornata.
Nulla sembra più andare per il verso giusto, il corpo e il cuore si appesantiscono.
Il giorno successivo riprendiamo la nostra routine, le cose vanno come previsto, non accade nulla di straordinario. La giornata si conclude senza problemi eppure, alla fine, non le dedichiamo l’attenzione che abbiamo riservato al giorno precedente.
Ma abbiamo mai provato dedicare un po’ della nostra attenzione a quella semplice, ordinaria giornata?
Siamo consapevoli di quando va tutto liscio?
Non sempre, o almeno non sempre con pari intensità.
Se da un lato sappiamo quanto sia conveniente per la nostra sopravvivenza convogliare l’attenzione agli eventi negativi per migliorare la nostra capacità di affrontare le difficoltà, dall’altro rischiamo di focalizzarci solo su questo e di non riconoscere quanta positività e bellezza ci riservi la vita.
Non perdiamo solo il valore di questa positività, che diamo per scontata, perdiamo anche la consapevolezza del mutamento, dell’alternanza, delle transizioni e la vita rischia di appiattirsi. Salvo risvegliarci quando qualcosa va storto.
La gratitudine in “pratica”
Dedichiamo allora qualche istante a chiederci alla fine di ogni giornata “Quante cose sono andate bene oggi?”, ci stupirà il consistente elenco di quanto ha permesso di concluderla.
Una semplice pratica di gratitudine per ciò che ci sembra ovvio: alzarsi dal letto, lavarsi autonomamente, camminare, parlare, vedere, ascoltare, lavorare, guidare, mangiare, bere, amare, pensare, leggere, scrivere.
Proviamo a pensare come sarebbe la nostra giornata se solo una di queste cose venisse meno. Non è un buon motivo per essere grati ogni giorno?
È sufficiente darci la buonanotte e rispondere alla domanda: “Cosa è andato liscio oggi?”
C’è sempre una risposta positiva: “Essere ancora qui”.
La vita ha un valore inestimabile. E l’incontro con la pratica della mindfulness ci insegna una cosa alla quale abbiamo sempre fortemente aspirato: ci insegna a non sprecarla, ci incoraggia a dar “vita alla vita”, invece di alimentare l’amarezza e l’insoddisfazione.
Corrado Pensa. Il silenzio tra due onde