Che cos’è la Mindfulness? Dove nasce?
La definizione di Mindfulness di J. Kabat Zinn è “consapevolezza e attenzione intenzionale, nel momento presente, momento per momento, senza giudicare”. La capacità di essere presenti è una delle nostre capacità innate. Chiunque di noi sa cosa significa attivare la concentrazione, il senso di presenza e di attenzione al momento presente, man mano che il momento presente passa e si realizza.
La Mindfulness deriva dal buddismo theravada ma l’utilizzo che ne viene fatto è “laico”, ossia viene portata avanti per i benefici effetti che ha sul corpo e sulla mente e non presuppone una adesione o conoscenza dell’approccio theravada.
L’utilizzo clinico della Mindfulness nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni ’70, quando un talentuoso ricercatore di biologia, Jon Kabat Zinn, che aveva una profonda conoscenza personale della meditazione, iniziò a studiare un protocollo con gli esercizi di base della meditazione di consapevolezza su ampi campioni di pazienti in trattamento o in riabilitazione.
Questa idea nasceva dalla considerazione che lo stress prolungato innesca modalità disfunzionali di risposta che possono portare a malattie fisiche e disturbi emotivi e che sono sostenute da modalità automatiche di risposta.
Riportando l’attenzione al corpo, ai processi percettivi, alle cose nella loro essenza di base, si interrompono le risposte automatiche e possiamo maturare nuove e migliori risposte.
Anzi possiamo dire che, interrompendo il pilota automatico, smettiamo di “reagire” e incominciamo a “rispondere”.
Su quali principi si basa?
Attenzione intenzionale; molte delle cose della nostra vita vengono fatte senza prestare una attenzione specifica, attivando una specie di pilota automatico. Questo può essere molto funzionale quando dobbiamo fare le cose velocemente ma può diventare molto disfunzionale quando il nostro “pilota automatico” utilizza schemi poco aggiornati o pregiudiziali.
Quando “sappiamo già come andrà a finire” rischiamo di essere noi che, con il nostro pilota automatico “acceso” facciamo andare le cose nella direzione che conferma le nostre credenze ma limita le nostre possibilità. Inoltre fare le cose automaticamente toglie loro il gusto. Pensiamo a com’è mangiare velocemente un panino lavorando al pc o fermandosi a gustarne ogni boccone, assaporandone l’odore, il gusto, la consistenza, il colore, la sensazione che accompagna la deglutizione.
Nel primo caso – mangiando senza attenzione – è molto facile che ben presto ci torni “fame”: in realtà sperimentiamo l’insoddisfazione per non aver gustato il cibo e rischiamo di rimangiare nuovamente con la stessa distrazione.
Nel secondo caso – mangiando con attenzione e consapevolezza – sentiremo di più se quel panino soddisfa la nostra fame e sapremo meglio se abbiamo ancora fame. Questo esempio non vale solo per il cibo ma è vero per praticamente tutto quello che facciamo.
Consapevolezza; L’attenzione non è sufficiente se non viene mantenuta con la messa a fuoco, la tranquillità e la concentrazione. Consapevolezza significa praticamente percepire, con la maggiore ampiezza di sfumature possibili, cosa stiamo sperimentando percettivamente, nel preciso momento in cui lo sperimentiamo, rimanendo presenti all’esperienza. Un processo che dovrebbe essere naturale ma che possiamo aver trascurato e, in parte, perduto. Questa pratica di consapevolezza struttura una profonda conoscenza di sé: diventa, di fatto, una conoscenza basata sull’esperienza sensoriale che permette di comprendere chi siamo veramente, al di là delle idee che abbiamo su di noi.
Momento presente, momento per momento; il presente, con la sua mutevolezza e ricchezza di sfumature, è l’unico tempo in cui possiamo avere una esperienza. Il passato è ricordo, il futuro è aspettativa ma solo il presente ci permette di avere una esperienza reale e ci permette quindi di cogliere le opportunità e i punti di svolta che la vita ci offre. Se siamo nel passato o nel futuro rischiamo di non accorgerci delle opportunità presenti.
Senza giudicare; la nostra tendenza prevalente, nel muoverci nel mondo, è di pensare a cosa dobbiamo fare. I nostri pensieri si basano sulle nostre esperienze passate, sulla nostra cultura, sulla nostra conoscenza delle cose ma sono una parte delle informazioni necessarie per fare delle buone scelte. Inoltre se abbiamo avuto “brutte esperienze” rischiamo di avere “brutti pensieri” che possono limitare la qualità delle nostre risposte.
Sospendere il giudizio significa lasciare spazio ad un’altra conoscenza di noi e del mondo.
Quali sono gli effetti positivi della Mindfulness?
La Mindfulness, nel protocollo strutturato da Kabat Zinn che si chiama MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction), cioè Riduzione dello Stress basato sulla Mindfulness, è stata utilizzata su diversi campioni di persone con problemi sia fisici che psichici. Lo stress è centrale per comprendere come l’efficacia della Mindfulness è sia sul versante fisico che psichico. Infatti lo stress prolungato può produrre sintomi fisici o psichici o entrambi, a seconda delle diverse vulnerabilità individuali.
Sono scientificamente dimostrati i risultati per:
- Disturbi psicosomatici
- Ipertensione
- Psoriasi
- Disturbi della pelle
- Trattamento del dolore cronico
- Insonnia
- Terapia complementare nelle patologie oncologiche
- Riabilitazione cardiologica in generale
- Ansia
- Depressione e prevenzione delle ricadute depressive
- Problemi di regolazione emotiva
Negli Stati Uniti e in Francia il protocollo è parte integrante dei servizi riabilitativi di molti reparti ospedalieri. In America è presente in oltre 250 presidi ospedalieri ed è insegnato in molte università.
Il protocollo MBSR e gli 8 incontri
Il protocollo MBSR, non è una psicoterapia di gruppo, è un programma di 8 settimane più una giornata intensiva ed è attentamente strutturato per permettere di acquisire le capacità, al termine del corso, di portarli avanti autonomamente. Adatto a chiunque voglia prendersi cura di sé.
Pratiche gratuite disponibili su spotify qui
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